LA NOSTRA STORIA – 02. Nasce il Gral Radio News

Dalle onde alla stampa…

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GRAL Radio News, questo è il nome che fu coniato – a dire il vero assai palese e con un pizzico di esterofilia forse un po’ troppo ambiziosa – per il bollettino: ogni mese sei pagine (tre fogli fronte-retro) formato lettera A4 e non di più, per stare dentro ai 20 grammi minimi della spedizione in Italia, tramite lettera ordinaria in busta chiusa (o stampe in busta aperta che ora non esistono più) e non fare spendere troppo ai destinatari del notiziario.

Ricordare, dopo più di 30 anni, le peripezie che venivano fatte per la preparazione di quello che Riccardo Storti fin dagli esordi chiamava “giornalino” è assai emozionante, soprattutto perché, sempre in assenza dei mezzi di comunicazione disponibili oggi, abitando a 30-40 km di distanza incontrarsi abitualmente era una rarità e quindi l’unica opportunità per la gestione, a parte qualche telefonata (che però dovevano essere evitate il più possibile perché a carico dei genitori), era la posta tradizionale.

Dopo circa 2-3 anni di attività editoriale solo mensile, l’inatteso flusso di materiale destinato alla pubblicazione, molto del quale proveniente con generosità dal CO.RAD. – Coordinamento del Radioascolto, organizzazione alla quale aderimmo durante l’assemblea svoltasi a Milano nell’autunno del 1988, giustificò l’idea di realizzare il bollettino ogni 15 giorni, con un numero talmente elevato di riduzioni in fotocopia e così piccole che qualcuno, avendo pienamente ragione, rilevò che non si riusciva a leggere più niente! E ciò, idea di Riccardo Storti, fu lo spunto per la stesura di alcuni numeri doppi, realizzati soprattutto all’inizio dei mesi estivi quando, anziché stare ad un tavolo a pigiare sui tasti della macchina da scrivere, si preferiva spostarsi sulle spiagge (o in montagna) a godersi le vacanze. Per la composizione, invece, delle realizzazioni quindicinali, si pensò di suddividere le redazioni fra Genova e Rapallo, allo scopo di continuare, individualmente, a farne sempre uno al mese, avendo nel contempo anche una distribuzione dei compiti più leggera ed equilibrata. (GRAL)

RADIONEWS – Corea del Nord – Una radio che (non) puoi spegnere

Cronache dall’Asia

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Foto di Eric Lafforgue (da Flickr)

La news arriva dal magazine online NK News, testata indipendente che raccoglie e commenta notizie dalla Corea del Nord, con redazioni a Seul, Washington e Londra.

Si riprende la testimonianza del fotografo francese Eric Lafforgue che, nel 2011, durante un viaggio nella nazione del dittatore Kim Jong-Un, ebbe modo di osservare in alcuni appartamenti alcuni ricevitori radiofonici impossibili da spegnere. Per l’occasione scattò alcune fotografie postate poi su Flickr, social network dedicato alla condivisione di immagini. Praticamente il ricevitore era sintonizzato su una frequenza fissa (quella del terzo canale nazionale) che trasmetteva informazioni e musica patriottica; l’ascoltatore poteva solo alzare o abbassare il volume, visto che la radio non possedeva un pulsante di accensione e spegnimento.

Da una ricerca condotta da altri giornalisti, pare che simili ricevitori esistessero già in Unione Sovietica prima della caduta del Muro di Berlino.

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Ecco cosa ha visto Chad O’ Carroll (Twitter)

Un ultimo avvistamento, risalente ad un tweet di Chad O’ Carroll, giornalista di NK News, ribalterebbe quanto visto in precedenza. O’Carroll lo scorso ottobre è riuscito a fornire una serie di fotografie piuttosto eloquenti sull’impianto di ricezione domestico dei cittadini nord-coreani. A guardare meglio ci si accorge che la radio è collegata elettricamente con una spina removibile, quindi, per spegnerla non dovrebbero esserci problemi (basta sfilarla). Inoltre si capisce dalla fotografia che l’oggetto, più che una radio, sia invece un altoparlante, evidentemente collegato ad un ricevitore centralizzato. Dove sta la verità? Ora, indipendentemente da simile dettaglio, una verità certa (e accertata) ci racconta che in Corea del Nord i media se la passino molto male e l’articolo va assai in profondità sui dettagli. (Riccardo Storti)

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